Nelle ultime settimane è entrata di forza nelle conversazioni online la beauty routine per bambini piccoli, dopo il lancio di una linea di cosmetici dedicata ai bambini dai 3 anni in su firmata dall’attrice Shay Mitchell, con maschere in tessuto a forma di animaletti pensate per imitare la skincare delle mamme.
Per molte mamme può sembrare un gioco tenero, per molte estetiste suona invece come un campanello d’allarme: la pelle dei più piccoli ha davvero bisogno di una beauty routine? E, soprattutto, che messaggio stiamo passando ai bambini?
In questo articolo di Estetispa proviamo a mettere ordine, partendo dal caso mediatico, per arrivare al ruolo concreto che puoi avere tu in cabina quando una cliente ti chiede un consiglio su beauty routine per bambini piccoli.
Beauty routine bambini piccoli e il caso Rini
La linea Rini, creata da Shay Mitchell, propone maschere viso in hydrogel e in tessuto, pensate per bambini a partire dai tre anni e comunicate come un’esperienza di “self-care” divertente, rassicurante e sicura, da vivere in famiglia.
La narrazione è quella del momento spa mamma–figlia: mascherina a forma di animaletto, selfie, risate e un rituale da ripetere.
La reazione di dermatologi e media, però, è stata molto critica. Testate internazionali e italiane hanno parlato di trend “distopico”, sottolineando come questi prodotti siano del tutto non necessari per la salute della pelle dei bambini e possano esporre precocemente a miscele di decine di ingredienti, compresi potenziali allergeni e sostanze irritanti.
Da un lato abbiamo quindi una comunicazione molto rassicurante, che parla di tenerezza, gioco e cura; dall’altro la comunità scientifica che ricorda un concetto semplice ma fondamentale: una pelle sana a tre, cinque o otto anni non ha bisogno di maschere, sieri e rituali complessi, ma solo di detersione delicata, un’eventuale idratazione e una protezione solare adeguata.
Cosa dice la dermatologia sulla pelle dei bambini
Per capire perché i dermatologi insistono tanto su questo punto bisogna partire da com’è fatta la pelle infantile.
Le principali società scientifiche che si occupano di cosmetologia e dermatologia pediatrica ricordano che la pelle dei bambini ha una barriera cutanea ancora in via di maturazione, un film idrolipidico più fragile e un rapporto superficie corporea/peso più alto rispetto agli adulti. Questo significa che la pelle è più permeabile e sensibile a potenziali irritanti.
Le linee guida europee sulla sicurezza dei cosmetici per bambini mettono un’attenzione speciale sui prodotti destinati ai minori di 3 anni, proprio perché la loro pelle è più vulnerabile. Viene richiesto che la valutazione di sicurezza sia particolarmente rigorosa e che l’esposizione agli ingredienti potenzialmente sensibilizzanti sia ridotta al minimo.
Anche se il caso Rini riguarda teoricamente bambini dai tre anni in su, il principio di fondo non cambia: meno prodotti superflui applichiamo sui bambini, meno rischi corriamo di scatenare dermatiti irritative o allergiche da contatto, che possono diventare un problema cronico nel tempo.
Un articolo recente del Corriere della Sera dedicato a cosmetici e bambini ricorda come smalti, profumi e tatuaggi temporanei all’henné nero possano essere causa di reazioni allergiche, irritazioni e in alcuni casi di veri squilibri ormonali, tanto da portare gli esperti a consigliare di evitarli prima dei 12 anni.
Quando la skincare è “troppa” anche per ragazzi e preadolescenti
La tendenza a copiare le beauty influencer non riguarda solo i bambini piccoli. Uno studio pubblicato su Pediatrics ha analizzato decine di video TikTok in cui bambine e ragazze dai 7 ai 18 anni mostrano la propria skincare routine.
Il risultato è una media di sei prodotti per routine, con fino a undici ingredienti attivi potenzialmente irritanti, e solo una minoranza di contenuti in cui compare una protezione solare vera e propria.
I ricercatori sottolineano che queste routine complesse, spesso costose, espongono la pelle giovane a un rischio aumentato di irritazioni, sensibilizzazioni e fotodermatosi, senza reali benefici quando non esiste una patologia cutanea da trattare.
L’allarme lanciato per le teen–routine sui social aiuta a leggere meglio anche la discussione sulla beauty routine per bambini piccoli: se una pelle adolescente soffre l’eccesso di attivi, una pelle di tre o quattro anni è ancora meno adatta a sperimentare miscele ricche di ingredienti.
L’impatto psicologico della beauty routine nei bambini
Accanto alla parte dermatologica, la notizia ha riportato al centro anche il tema dell’“adultizzazione” dei bambini. La psicologa intervistata dal Corriere fa notare come introdurre una beauty routine strutturata in età prescolare sposti l’attenzione del bambino dal gioco e dall’esplorazione spontanea al corpo come oggetto da osservare e migliorare.
Una cosa è la bimba che, una volta ogni tanto, mette il rossetto della mamma per gioco, si specchia e ride; un’altra è la bambina a cui viene proposto un rituale codificato, con step, prodotti dedicati e appuntamento fisso “per prendersi cura del viso”. Nel primo caso il centro è il gioco di ruolo, nel secondo il focus si sposta facilmente sull’aspetto e sullo sguardo degli altri.
In un contesto in cui già preadolescenti e adolescenti passano molto tempo sui social, confrontandosi con pelli “perfette” e routine infinite, introdurre la logica della beauty routine per bambini piccoli rischia di creare pressione estetica molto prima del tempo, soprattutto sulle bambine.
Diversi psicologi parlano di una crescente “ansia da immagine”, che negli anni può contribuire a disturbi della percezione corporea e a comportamenti ossessivi legati alla cura della pelle.
Il quadro normativo non basta a rispondere alla domanda etica
Dal punto di vista regolatorio, un prodotto cosmetico può essere immesso sul mercato europeo se rispetta il Regolamento (CE) 1223/2009, che impone una valutazione di sicurezza, etichette chiare e limitazioni precise per molte sostanze.
Nel caso dei paidocosmetici (cosmetici per bambini) non esiste una legge separata, ma le linee guida europee e il lavoro delle associazioni di dermatologi e cosmetologi portano i formulatori a evitare ingredienti pesantemente sensibilizzanti, concentrazioni elevate di profumi, oli essenziali troppo aggressivi e attivi che potrebbero interferire con la barriera cutanea immatura.
Detto in modo semplice: un prodotto può essere “a norma di legge” e allo stesso tempo non necessario per il benessere di un bambino sano. È qui che entra in gioco la responsabilità etica di chi comunica e vende: chiedersi non solo “si può?”, ma anche “serve davvero?” e “che messaggio trasmette?”.
Per una professionista dell’estetica, questo punto è cruciale. Il tuo ruolo non è solo applicare prodotti, ma aiutare le clienti a scegliere ciò che ha senso per loro e per la loro famiglia, distinguendo ciò che è marketing da ciò che è cura reale.
Cosa può fare l’estetista davanti al trend beauty routine bambini piccoli
Nella pratica, potresti ritrovarti con mamme che ti chiedono se è “carino” fare la maschera in cabina anche alla bimba di tre anni, oppure se è il caso di comprare prodotti “come quelli di Instagram” per la figlia di otto. Davanti a queste richieste puoi diventare un filtro prezioso.
Puoi innanzitutto ribadire che la pelle dei bambini piccoli è già in equilibrio e non ha bisogno di trattamenti estetici strutturati. Per l’uso a casa, puoi consigliare di limitarsi a un detergente delicato e, quando serve, a una crema emolliente formulata specificamente per l’età del bambino; oltre alla protezione solare quando si prevede esposizione al sole, sempre su indicazione del pediatra o del dermatologo.
In cabina, può essere utile definire una soglia di età sotto la quale non proponi trattamenti estetici al viso, se non eventuali momenti gioco estremamente soft e privi di veri attivi cosmetici.
Un esempio può essere un breve “momento spa” mamma–figlia con teli freschi, acqua termale o semplici manualità rilassanti, ma senza maschere in tessuto, acidi, attivi concentrati o prodotti di cui non conosci la destinazione d’uso pediatrica.
Un’altra responsabilità importante è spiegare che il fatto che un prodotto sia “cute”, colorato o firmato da una celebrity non significa automaticamente che sia adatto ai bambini.
Aiutare la cliente a leggere l’INCI, a riconoscere il numero di ingredienti, la presenza di profumi intensi o di attivi tipici dell’antiage può essere un servizio di grande valore, anche se alla fine le suggerisci di confrontarsi con il pediatra prima di acquistare.
Come rispondere alle mamme in modo empatico e professionale
Molte mamme che ti faranno domande sulla beauty routine per bambini piccoli non stanno cercando la perfezione estetica, ma un modo per passare tempo di qualità con le figlie, creare ricordi e sentirsi delle “brave mamme” attente alla cura di sé. Se ti metti su un piano solo giudicante (“assolutamente no, è sbagliato”), rischi di chiudere la conversazione.
Puoi invece partire validando l’intenzione positiva, per poi spostare gentilmente il focus dal prodotto al messaggio. Ad esempio, puoi spiegare che il momento speciale mamma–figlia può esistere anche senza cosmetici. Un massaggino alle mani, un bagno caldo con teli soffici e un racconto, una maschera viso solo per la mamma mentre la bimba le tiene compagnia con una mascherina di carta vuota decorata a pennarello.
Puoi anche suggerire frasi semplici che le mamme possano usare con i figli, come “La tua pelle è già bellissima così, ci prendiamo cura di lei solo quando serve, non perché non va bene”; spostando l’attenzione dall’estetica alla salute e alla sensazione di benessere.
Il tuo obiettivo non è demonizzare tutto ciò che è legato al mondo beauty, ma aiutare le famiglie a non anticipare troppo il momento in cui l’aspetto diventa un pensiero centrale.
In questo senso, sei una figura di riferimento. Se l’estetista che seguono da anni dice con calma che una skincare complessa a otto anni non è necessaria, il messaggio avrà molto più peso rispetto a qualsiasi commento trovato sotto un post social.
Conclusione
La discussione sulla beauty routine per bambini piccoli, esplosa con il caso Rini, mette in luce due verità che come professionista dell’estetica puoi tenere insieme. Da un lato la voglia di gioco, di relazione e di cura che c’è dietro la richiesta delle mamme. Dall’altro la necessità di proteggere la pelle e la mente dei più piccoli da rituali estetici che non sono pensati per loro e non servono alla loro salute.
Come Estetispa crediamo che il tuo ruolo, in questo scenario, sia quello di alleata delle famiglie; una guida che sa dire qualche “no” con gentilezza, propone alternative sane e aiuta a costruire un’idea di self-care fondata sul benessere, sull’ascolto e sulla prevenzione. Non sulla rincorsa alla perfezione estetica fin dall’infanzia.
Spero che questo articolo su “Beauty routine bambini piccoli” ti sia stato utile.





