Trattamento Khiri: conosciamolo meglio
Khiri è una forma di diaforesi, in pratica un procedimento finalizzato ad indurre sudore, che aiuta a liberare il corpo da rigidità, freddo e pesantezza.
Khiri, impiegato per disturbi di Vata e Kapha, è un fagotto di cotone, che contiene ingredienti diversi per ogni tipo di problema da trattare, viene scaldato nell’olio ed applicato su tutto il corpo o su una zona specifica, secondo la necessità.
Solitamente i fagotti vengono preparati la sera prima del trattamento e possono essere utilizzati nei 3/4 giorni successivi al primo impiego.
Quello che è importante è che l’abhyanga (unzione) deve essere abbondante come quantità d’olio, per proteggere la pelle da un eventuale eccesso di calore, dato che i fagotti devono essere ben caldi.
manovre e movimenti
Le manovre d’applicazione dei fagotti, vanno dall’alto al basso e la pressione massima viene effettuata lungo le gambe.
I movimenti principali sono due, uno che segue longitudinalmente le strutture del corpo ed un altro che si effettua picchiettando il fagotto sulla cute (questa tecnica si usa per i tipi Pitta, per ridurre il calore).
Movimenti circolari e rotatori sono invece impiegati sulle articolazioni, su viso, collo e spalle.
Prestate attenzione al calore dei fagotti che deve andare aumentando di passaggio in passaggio.
Nel caso si debba trattare tutto il corpo, è indifferente iniziare dalla parte anteriore o posteriore, importante è effettuare un’unzione prima e dopo avere applicato i fagotti.
Il trattamento a tutto il corpo ha una durata di un’ora e mezza, suddivisa in un’ora di Abhyanga e mezz’ora Khiri.
Per cosa è utile?
Khiri è particolarmente utile per alleviare i dolori.
E’ un trattamento che stimola i tessuti e lo scioglimento del grasso in eccesso (molto dipende dalle piante e dall’olio utilizzato).
Tenete presente che il trattamento a tutto il corpo è indicato per persone di costituzione robusta, mentre è sconsigliato per le persone magre.
Se il trattamento è mirato a tutto il corpo, come ingrediente per il fagotto potrete usare la Triphala, una polvere derivata da tre piante: haritaki, bibhitaki e amalaki, facilmente reperibili.
In alternativa, vanno bene anche le foglie di lavanda.
il procedimento passo dopo passo
Per prepararli, sarebbe meglio usare foglie fresche, ma è consentito anche l’uso di piante secche.
- Per prima cosa bisogna far tostare le foglie nell’olio appropriato, solitamente lo stesso che si usa per l’unzione. Appena le foglie cambiano colore sono pronte;
- Prendete una pezza di cotone quadrata (40×40), al centro ponete una parte del preparato, raccogliete i quattro lembi con una mano, e con l’altra stringete il tessuto per far compattare le erbe e formare una sfera che risulti solida, della grandezza di un mandarino o poco più;
- Legate con un cordoncino;
- Create allo stesso modo altri tre fagotti;
- Al momento dell’utilizzo, posizionate vicino a voi un fornello, riscaldate i fagotti in una pentola con una piccola quantità di olio (lo stesso usato per l’unzione del corpo);
- Prima di appoggiare il fagotto sulla pelle, testatene il calore toccandolo con il palmo della mano, in questo modo potrete valutare come dosare il contatto sulla persona;
- Quando sarà caldo è bene picchiettarlo, quando il calore sarà tollerabile, scivolate esercitando una pressione lungo l’area da trattare. Da evitare le aree sensibili (genitali, cuore, ombelico, organi di senso);
- Nel momento in cui il fagotto si sarà raffreddato, andrà messo nella pentola a riscaldare e continuerete a lavorare con un altro fagotto.
- Al termine del trattamento, ricordate di applicare nuovamente l’olio.
controindicazioni
Evitate l’applicazione su donne in stato di gravidanza, durante il ciclo, o che hanno partorito da poco. In presenza di ulcere, diarrea, disturbi digestivi, traumi al torace, asma, malattie agli occhi, stati di intossicazione.